Con l’inizio del nuovo anno scolastico, torna d’attualità un tema troppo spesso sottovalutato da molti genitori: il continuo proliferare di foto social in presenza di minori e bambini mostrati come trofei da esibire.
Negli ultimi tempi infatti, stiamo assistendo ad una clamorosa sottovalutazione delle conseguenze che può avere la sovraesposizione di un bambino sulle piattaforme social.
A lanciare l’allarme è il Presidente dell’Osservatorio sui diritti dei Minori Antonio Marziale, il quale, dati alla mano, invita i genitori a prestare maggiore attenzione ad un fenomeno che mette a rischio la Privacy e, potenzialmente, anche la sicurezza dei propri figli:
“Forse ai genitori manca questa consapevolezza: più della metà delle foto dei propri figli minori che circolano sui social network finiscono in mani sbagliate. Ciò non vuol dire che ne entrino in possesso soltanto i pedofili – anche se principalmente – ma gente che nutre interessi e obiettivi pericolosi per i bambini e gli adolescenti.
Vogliamo infilare la testa, come gli struzzi, sotto terra anche innanzi alla violazione della Privacy, della sicurezza e del benessere dei più piccoli? Vogliamo immaginare che non accade né mai accadrà accadrà nulla? Bene, dunque continuiamo ad andare avanti pubblicando immagini dei minori – e persino di ecografie – sui social, su Facebook e Instagram. Già, quei genitori – più social dei figli – che calpestano l’autonoma capacità di giudizio dei bambini ed ai quali è bene rammentare che i bambini, già a 4 anni, hanno un chiaro senso di “sé” e se non resistiamo alla tentazione di sbatterli sulle bacheche social, almeno domandiamo loro se siano o meno d’accordo. Magari no e la scelta è da rispettarsi. Il narcisismo sfoghiamolo con le nostre personali immagini!”
Un appello chiaro, volto al recupero di un minimo di consapevolezza e responsabilità in merito ai rischi che si corrono in caso di sovraesposizione mediatica dei propri figli sulle piattaforme social.
Vero è, ad esempio, che annunciare su un social la nascita del figlio, scrivendo nome e data di nascita, potrebbe esporre il bambino al rischio di furto di identità, o ancora, pubblicare informazioni sul posto in cui si trovano i figli (magari col servizio di geolocalizzazione attivato sul proprio smartphone) mette potenzialmente a rischio la loro sicurezza.
E' accaduto negli Stati Uniti, l'episodio di una blogger che aveva pubblicato le foto dei suoi gemelli mentre imparavano a usare il vasino. In seguito ha scoperto che degli sconosciuti avevano avuto accesso alle foto, le avevano scaricate, modificate e condivise su un sito di pedofili.
Anche scegliere di condividere le foto usando un gruppo privato su Facebook, Whatsapp, o un account privato su Instagram non diminuisce i rischi.
Infatti, di solito, in un gruppo privato si ha l'illusione che tutti coloro che ne fanno parte si conoscano, quindi il genitore non solo deve fidarsi del fatto che le persone con cui sceglie di condividere le immagini non le useranno in alcun modo, ma deve anche confidare nel fatto che quelle persone siano a loro volta attente alla Privacy e abbiano il controllo su chi può usare i loro profili sui social network.
Quindi, la protezione dei bambini, spetta a noi adulti, finché loro non saranno in grado di decidere, e sempre noi adulti dobbiamo acquisire per primi il buon utilizzo degli strumenti social e insegnarlo alle nuove generazioni.
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